Si può dire che esista un mondo dell’arte pre-Andy Warhol e uno post, tale è l’importanza che l’artista ha assunto all’interno del canone dell’arte contemporanea. E Roma non poteva non omaggiare una delle figure chiave del Novecento culturale, proprio nell’anno in cui si festeggia il novantesimo anniversario dalla nascita.
Presso il Complesso del Vittoriano – Ala Brasini, va infatti in scena l’esposizione di oltre 170 opere che tracciano il percorso artistico e la vita straordinaria di uno dei più acclamati artisti della storia.
Prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con Eugenio Falcioni & Art Motors srl e curata da Matteo Bellenghi, la mostra Andy Warhol debutta il 3 ottobre per chiudersi il 5 maggio del 2019 e parte dalle origini artistiche della Pop Art, quando il genio di Pittsburgh iniziò a creare la celebre serie delle Campbell’s Soup, le minestre in scatola presa dagli scaffali dei supermercati.
Le sale dell’Ala Brasini contengono poi le serie su Elvis, su Marilyn, sulla Coca-Cola: tutti oggetti che secondo il pensiero di Warhol abbattono il divario tra ricchi e poveri e livellano l’esperienza delle varie classi sociali: niente affatto scontato, ma in linea con la filosofia dell’artista per il quale ognuno ha diritto a 15 minuti di celebrità.
La stessa celebrità da cui Warhol è sempre stato ossessionato e di cui nel percorso espositivo non mancano le testimonianze. Si passa infatti alle esperienze newyorchesi, nel periodo in cui l’artista frequenta i locali più ambiti del momento, come lo Studio 54 o il Max’s Kansas City dove si fa fotografare, tra gli altri, con Liza Minnelli, Debbie Harry, Paloma Picasso, Truman Capote.
Nelle sale trova spazio anche il rapporto con il mondo musicale: non si possono non citare i ritratti di Mick Jagger (1977), Rats and Star (1983), Miguel Bosè (1983), Billy Squier (1982) sino alle copertine dei dischi, come per esempio la leggendaria “banana sbucciabile” dell’imprescindibile album The Velvet Underground & Nico del 1967, oppure i mitici “jeans incernierati” di Sticky Fingers dei Rolling Stones del 1971 che si affiancano a numerose altre indimenticate.
In mostra anche le preziose polaroid dell’epoca che rappresentano anche il punto di partenza per la realizzazione dei ritratti serigrafici e i celebri self portrait: Grace Jones (1984), la Principessa Carolina di Monaco (1984), i ritratti di noti stilisti come Valentino (1973) e cantanti come Paul Anka (1975), Stevie Wonder (1972) e Carly Simon (1979).
Chiude l’ampia selezione un omaggio al mondo cinematografico celebrato in mostra attraverso i ritratti di Liz (1964), Judy Garland (1985), Silvester Stallone (1980) e Arnold Schwarzenegger (1977).
Andy Warhol a Roma: orari e biglietti
dal 3 ottobre 2018 al 5 naggio 2019
Da lunedì a giovedì: 9.30 – 19.30
Venerdì e sabato 9.30 – 22.00
Domenica 9.30 – 20.30
Biglietti
- Intero € 13,00 (audioguida inclusa)
- Ridotto € 11,00 (audioguida inclusa)
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