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Esce oggi nelle sale cinematografiche il film “Mi chiamo Francesco Totti” di Alex Infascelli. Sarà possibile vederlo per tre giorni: 19, 20 e 21 ottobre.
Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, il film è tratto dal libro autobiografico dell’ex giocatore dei giallorossi: “Francesco Totti, un capitano”, scritto da lui stesso e con la collaborazione di Paolo Condò (giornalista Sky).
Morto papà Totti
Purtroppo giovedì scorso, alla prima anteprima ufficiale, Francesco Totti non era presente alla presentazione del proprio film alla Festa del Cinema di Roma. La notizia, ormai risaputa, è quella della triste dipartita del papà dell’ex capitano: Enzo Totti.
Malato, da tempo, è venuto meno dopo aver contratto il coronavirus recentemente. Figura principe della vita di Francesco, poiché, come spesso racconta lui, l’ha sempre spronato a dar il meglio e l’ha seguito in ogni singolo momento della sua carriera. Figura simpatica e goliardica del carriera del calciatore e dell’ambiente di Trigoria.
Nel film di Infascelli Enzo Totti appare in tanti ricordi, perché ovviamente non poteva mancare una delle figure centrali della carriera del campione.
Mi chiamo Francesco Totti: la recensione
Eccolo lì, incappucciato con una tuta scura, davanti a un Olimpico vuoto. La notte prima dell’addio al calcio: 27 maggio 2017. Il giorno dopo, infatti, contro il Genoa l’ex 10 giallorosso lascerà per sempre la sua squadra e il mondo del campo.
Non è una separazione qualunque, no, tutt’altro: Totti e la Roma una vita vissuta insieme. Una storia iniziata nel marzo del 1993 a Brescia e proseguita, come un matrimonio felice, fino al giorno dell’addio. Totti è stato, è e sarà sempre la Roma. Non c’è altro da dire. Un uomo che ha scelto la sua città e una città che ha scelto il proprio uomo.
E quindi, in quel cappuccio nascosto (come la sua persona fuori dal campo) c’è un cuore che batte, ci sono lacrime e flashback che ritornano nella mente. Ci sono ventiquattr’anni di vita sportiva vissuta.
Ed ecco che allora parte la voce fuori campo, del commentatore e protagonista Francesco Totti, che rivive tutta la sua vita fino ai propri quarant’anni. Il bambino di tre anni che calcia il pallone in spiaggia (spunto dal celebre cartoon giapponese “Holly e Benji), le prima partitelle alla Lodigiani, il passaggio alla Roma giovanile, l’esordio, il primo derby giocato da protagonista, il giorno della fascia, lo scudetto del 2001 e poi altri sedici anni a trascinare la propria squadra.
Quello che lo spettatore avrà davanti è un docu-film realistico al 100% (materiale diapositivo, video, foto e highlights dei goal ufficiali), dove quel “timidello” biondino di via Vetulonia diventa una piccola stellina del quartiere, poi un eroe nazionale e infine internazionale.
Un’occasione unica per i romanisti “di sangue”, per gli appassionati del calciatore e per gli esteti del calcio. Perché, tralasciando i difetti più conosciuti, la figura di Totti resta emblema del calcio.
Così, questo film è una proiezione a ritroso di aneddoti, dichiarazioni, interviste, video esclusivi, sensazioni mai realmente comunicate da un uomo che non ha mai nascosto la propria timidezza fuori dal rettangolo di gioco.
Nessuno di Roma dimentica mai il suo sorriso perenne, la sua infinita disponibilità a foto e autografi, la sua grinta dentro lo spogliatoio e il suo amore incondizionato per la squadra. Lui, che come afferma nel film, ha sempre parlato più con i piedi che con i microfoni, diventa anno dopo anno, trofeo dopo trofeo, partita dopo partita un uomo fatto e finito, capace di deliziare i tifosi nel talk-show, di estrarre fuori da sè quella simpatia e quell’affabilità che aveva taciuto per anni.
“Mi chiamo Francesco” di Alex Infascelli è anche questo. Un percorso di vita, seguito passo dopo passo: dalle videoregistrazioni con applausi e incitamenti di parenti e amici nelle partitelle dei giovanissimi alla celebre video-sequenza che lo porta al Mondiale 2006. Cambia Francesco, passa da ammiratore di Giannini (uomo simbolo di Roma) a diventare il simbolo della squadra giallorossa.
Dentro c’è tutto: i suoi commenti ai rapporti con gli allenatori che si sono susseguiti (“Carletto Mazzone è stato un padre per me”), alle figure mai poco celebri, ma centrali nella vita del calciatore (Vito Scala, il preparatore personalizzato), le prime foto con Ilary Blasi, la crisi del 1997 con Bianchi, lo scudetto con Capello e il rapporto prima felice e poi scostante con Spalletti.
Giocate di classe, interviste a bordo campo, immagini esclusive, trattative scoperchiate (era davvero possibile il passaggio al Real Madrid di Zidane) e ancora gli attimi di vita spensierata e quelli intimi.
Il regista crea sequenze di montaggio una dietro l’altra, con un ritmo serrato, veloce eppure disteso. Ci porta dentro la vita del Pupone, ne scopre pregi e difetti che lui stesso non nasconde: “Le mie doti come calciatore: la potenza fisica, il destro, la coordinazione e l’istinto; i miei difetti: la permalosità”. Così Totti Francesco si rivive come campione del campo (il luogo dove diventa Totti) e come Francesco-uomo, ovvero suscettibile e buono. Lui è il regista di sé ancor più di come lo era in campo: ferma le immagini, scova particolari, suggerisce e dialoga con lo spettatore.
E poi il flashback finisce. Sono passati ben ventiquattro anni, da quel giorno di Brescia-Roma. L’ex 10 giallorosso ha commentato tutti i suoi momenti, ha condotto lo spettatore all’ultimo giorno. Ha espresso pareri, ha scherzato, ha svelato cose che non sapevamo. Ci ha fatto rivedere volti felici e volti significativi della sua vita. L’ha fatto da Francesco, con quella sua battuta simpaticona e pur sempre irresistibile.
Lui è stato un capitano, un figlio, un padre, un sigillo perenne e immortale della Roma. Per lui parlano le statistiche, il palmares, i video, i commenti social di chi ancora lo rimpiange.
La bellezza morale (oltreché cinematografica) di questa video-composizione è che la realtà non è mai celata. Gli scontri che ha visto da ragazzino nei derby di curva non mancano (il volto forse più triste del calcio). L’abbraccio collettivo di tutta una città il giorno del matrimonio nemmeno.
Colpisce anche, in particolare, il riutilizzo della tecnica cinematografica russa, per cui un fermo immagine (nel silenzio assorto della metropoli) anticipa l’evento successivo: Roma al tramonto, un uccello appollaiato e un sole che filtra fra le chiome verdeggianti degli alberi.
Lite Totti Spalletti
Non c’è reticenza nemmeno nel presentare e rivivere la triste storia fra Totti e Spalletti. L’allenatore toscano che prima aveva amato e osannato l’amico “Totti” e poi dieci anni dopo l’ha scaraventato in panchina o in tribuna, denigrandolo o umiliandolo a stregua di riserva. Una storia drammatica (sportivamente) parlando, sulla quale Totti cerca di far luce. Anche se la sua voce resta con il dubbio di capire cosa sia mai passato nella testa dell’allenatore la seconda volta che ha deciso di allenare la Roma. Come se, in fin dei conti, “in quel dico e non dico”, anche allo spettatore resti il medesimo quesito.
Alex Infascelli compone il proprio puzzle, senza dimenticare nulla e il risultato, per chi ha amato oppure odiato il campione romanista è sempre quello: ammirazione e commozione.
Addio di Totti
Le lacrime di Francesco il giorno dell’addio sono anche le lacrime di tutti noi: un uomo così, nel calcio di oggi, non c’è più. Uno che sposa con umiltà e fervore la causa dal primo all’ultimo giorno. Uno che entra di diritto nella cerchia dei Re di Roma. Una figura insostituibile in un sport che oggi è miliardi, prestiti, diritti di riscatto e spostamenti annuali o semestrali.
Rivedere la folla che si sbracciava per il capitano in piazza, in strada, a Trigoria, davanti allo stadio, sembra quasi un fumoso remind di epoche passate, che il coronavirus ci ha tolto.
Non rivedere Francesco Totti, in campo, per molti romanisti e calciofili è una sensazione strana.
Ma lui, da buon fatalista qual è, lo dice chiaramente: la vita ti dà delle occasioni, a volte le cogli al volo senza accorgertene e solo a metà del tuo percorso capisci che il destino ha voluto che fosse così.
Speriamo tutti noi, tifosi e appassionati di calcio, di poter accogliere al volo un altro campione, un’altra bandiera, un altro uomo che sacrifichi denaro e bonus per un’amore infinito. Ecco questo è ciò che ci aspettiamo dal prossimo futuro. Ma, nel calcio dei procuratori e degli sponsor, tutto questo pare un destino beffardo. Anche se nessuno può dirlo con certezza.
Una riflessione finale colpisce più di tutte le altre: “Mi sono accorto che quando ero bambino, facevo le stesse cose che oggi faccio in campo, con la stessa identica naturalezza”. Il DNA di un fuoriclasse non si può trasmettere a nessun altro. O ce l’hai dentro te stesso o non ce l’avrai mai. Certo poi servono il sacrificio, la testa, il cuore e il sangue freddo per far fruttare al massimo quelle doti. È questo ciò che ci lascia in eredità l’ex numero 10 nel suo film.
Ma, estranianadoci dal puro contesto romanista, a nome di chi ha pianto di gioia indimenticabile e lacrime felici la notte del 9 luglio 2006: grazie di tutto Francesco Totti.
Scheda film Francesco Totti
CAST TECNICO:
Regia di ALEX INFASCELLI
Con FRANCESCO TOTTI
Soggetto e sceneggiatura ALEX INFASCELLI e VINCENZO SCUCCIMARRA
Tratto dal libro Un Capitano scritto da Francesco Totti con Paolo Condò (edito da Rizzoli)
Fotografia MARCO GRAZIAPLENA
Montaggio ALEX INFASCELLI, EMANUELE SVEZIA
Scenografia EUGENIA DI NAPOLI
Costumi EUGENIA DI NAPOLI
Suono MICHELA CUPPONE
Aiuto Regia GIORGIO MELIDONI
Produttori LORENZO MIELI MARIO GIANANI VIRGINIA VALSECCHI
Produttori Esecutivi ELENA RECCHIA MARTINA VELTRONI
Supervisore di produzione DANIELE PLATANIA
Una produzione The Apartment e Wildside, entrambe del gruppo Fremantle, con Capri Entertainment, Fremantle Con Vision Distribution e Rai Cinema In collaborazione con Sky e Amazon Prime Video Distribuito da Vision Distribution
Durata 105′