Un’altra settimana ricchissima di spettacoli teatrali, quella che va dal 19 al 26 febbraio, che vi raccontiamo nel nostro nuovo #spiegoneteatri di febbraio 2018.
Nei prossimi sette giorni, gli amanti del musical potranno appassionarsi sulle note di Hairspray, in scena sul palco del Brancaccio dal 20 febbraio fino al 4 marzo. Serata unica, invece, al Salone Margherita per lo spettacolo Posso lasciare il mio spazzolino da te?, black comedy agrodolce da non perdere e prodotta dalla Compagnia BluTeatro.
All’Ambra Jovinelli va invece in scena l’adattamento di Letizia Russo dello ‘Zio Vanja’ di Checov, riproposto qui con la regia di Vinicio Marchioni.
Alcuni consigli sugli spettacoli in cartellone
— Van Gogh – L’Odore Assordante del Bianco
Teatro Eliseo, dal 13 febbraio al 4 marzo
È il 1889 e l’unico desiderio del grande pittore Van Gogh è quello di uscire da quell’austera stanza del manicomio di Saint Paul dove non c’è altro colore che il bianco. La sua prima speranza è riposta nell’inaspettata visita del fratello Theo.
Un thriller psicologico, attraverso l’imprevedibile metafora del temporaneo isolamento di Vincent Van Gogh in manicomio, che lascia lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Il testo è vincitore del Premio Tondelli a Riccione Teatro 2005 per la “…scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica, capace di restituire il tormento dei personaggi con feroce immediatezza espressiva”.
L’autore Stefano Massini, con la sua drammaturgia asciutta ma ricca di spunti poetici, offre considerevoli opportunità di riflessione sul rapporto tra le arti e sul ruolo dell’artista nella società contemporanea.
Indirizzo: via Nazionale 183
Orario: da martedì a sabato ore 20; primo sabato ore 16 e ore 20; domenica ore 17
Prezzi: 20,00 euro
— Hairspray
Teatro Brancaccio, dal 20 febbraio al 4 marzo
Dopo aver trionfato a Broadway, il musical Hairspray torna in Italia con una nuova produzione firmata Teatro Nuovo di Milano. Con oltre 2.500 repliche a New York, i suoi 8 Tony Awards, ed il suo adattamento cinematografico con Zac Efron, John Travolta, Michelle Pfeiffer e Christopher Walken, Hairspray è pronto a conquistare tutta Italia nella stagione teatrale 2017/2018, dopo un primo passaggio al Teatro Nuovo di Milano, con musica dal vivo.
Sul palco Giampiero Ingrassia nel ruolo di Edna, la madre di Tracy, diretto da Claudio Insegno, insieme a lui un cast di bravissimi performer.
Hairspray ci porta a Baltimora nei primi anni ’60, nel bel mezzo del conflitto tra conservatori e progressisti, in lotta per l’integrazione delle persone di colore. Con questo musical, la musica e la danza diventano il mezzo migliore per esprimere lo spirito di ribellione e permettono di comunicare i valori che sono i pilastri essenziali di ogni democrazia.
Indirizzo: via Merulana 244
Orario: dal martedì al venerdì ore 21; sabato ore 17 e 21; domenica ore 17
Prezzi: da 23,00 a 55,00 euro
— Stabat Mater
Teatro Piccolo Eliseo, dal 20 febbraio al 11 marzo
È dallo Stabat Mater di Pergolesi che Antonio Tarantino prende a prestito il nome, la figura della Madre e la tematica del dolore, nutrendo poi il testo drammaturgico in scena al Piccolo Eliseo con ombre del proprio immaginario.
La Madre di Tarantino è una ragazza-madre. Il padre di quel figlio che lei attende è sposato con un’altra. Il figlio che è stato generato, seppure di grande intelligenza, viene arrestato in quanto terrorista.
Una Madre nel dolore e nell’attesa del dolore, che si strugge di avere notizie del figlio e anche di quel padre generante, associato all’ipotesi d’amore e di coppia; una figura dissoluta, traditrice, desolante per miseria, come lo sono tutti i personaggi convocati, e che resta assente. L’autore mischia l’italiano con sporcature dialettali/gergali, frantuma la lingua, ne crea una pastura da gettare in bocca alle proprie ombre, ai propri personaggi.
L’italiano e il dialetto si fondono altresì con le confluenze delle lingue portate con l’immigrazione, lingue del Sud. Sono gli anni in cui si erigono le grandi periferie operaie, le case popolari a buon mercato che presto divengono città alternative, satelliti popolati di debolezze e sopravvivenze, enclavi della speranza come della disillusione, facciate di cemento che soffocano qualunque possibilità di resistenza umana per instaurare coattamente la molteplicità. È povertà, fame e delinquenza.
È prostituzione, malaffare, degrado. Tutto questo entra coscientemente nella scrittura di Tarantino. I personaggi non possono dire altro se non la propria verità e parlano per mezzo della Madre. Sul degrado, sull’ignobile miseria regna però, resiste e vince, la figura della Madre; per quanto possa essere sofferente, posta ai piedi di una Croce, oppure immersa nella periferia popolare, resta sopra qualunque perdita, anche della propria dignità. È una Madre.
Indirizzo: via Nazionale, 183
Orario: dal martedì al sabato ore 20; domenica ore 17
Prezzi: 20,00 euro
— Uno zio Vanja
Teatro Ambra Jovinelli, dal 15 al 25 febbraio
Il 26 ottobre del 1899 Anton Čechov fa rappresentare al Teatro d’Arte di Mosca “Zio Vanja”, oggi considerato uno dei drammi più importanti dello scrittore di Taganrog.
L’adattamento di Zio Vanja di Letizia Russo al Teatro Ambra Jovinelli, nel rispetto della linea editoriale di Khora.teatro, ha l’obiettivo di riavvicinare il pubblico ai classici della storia del teatro facendo perno su precise note di contemporaneità della scrittura cecoviana per esaltarne la straordinaria attualità creativa.
La regia di Vinicio Marchioni, attorniato da un cast di creativi di comprovata qualità artistica e professionale, prende le mosse da un profondo studio del mirabile meccanismo drammaturgico dell’originale, per restituirne pienamente il dovuto spessore culturale.
Protagonista dei quattro atti originali è Ivan Petrovic Voiniskij, zio Vanja appunto, che per anni ha amministrato con scrupolo e abnegazione la tenuta della nipote Sonja versandone i redditi al cognato, il professor Serebrjakov, vedovo di sua sorella e padre di Sonja.
Unica amicizia nella grigia esistenza di Vanja e di Sonja è quella del medico Astrov, amato senza speranza da Sonja. Per il resto sono tutti devoti al professore, che credono un genio. Serebrjakov si stabilisce con i due, insieme alla seconda moglie, Elena.
Le illusioni sono presto distrutte: alla rivelazione che l’illustre professore è solo un mediocre sfacciatamente ingrato, zio Vanja sembra ribellarsi: in un momento d’ira arriva a sparargli, senza colpirlo. Nemmeno questo gesto estremo modifica il destino di Vanja e di Sonja, che riprendono la loro vita rassegnata e dimessa, sempre inviando le rendite della tenuta al professore tornato in città con la moglie.
Indirizzo: via Guglielmo Pepe 45
Orario: dal martedì al venerdì ore 21- sabato doppia recita ore 16.30 e ore 21 domenica ore 17
Prezzi: da 18,00 a 36,00 euro
— Elena
Off/Off Theatre, dal 20 febbraio al 4 marzo
Elena è una donna lontana dagli stereotipi e aderente al presente a noi più vicino, l’Elena di Ghiannis Ritsos, che la grandissima Elisabetta Pozzi farà vivere all’Off/Off Theatre dal 20 febbraio al 4 marzo, diretta da Andrea Chiodi.
Chi non è rimasto affascinato dalla figura di Elena, una delle più belle donne dell’antichità? Per lei si scatenò a Troia una sanguinosa guerra durata dieci anni. Eppure un’altra Elena si scopre ai nostri occhi nel monologo lirico che il poeta Ghiannis Ritzos compose nel 1970. La versione del mito che Ritsos ci offre è un vero e proprio ribaltamento dell’immagine di Elena che la tradizione letteraria ci ha donato.
La Elena presentata da Elisabetta Pozzi fa a meno della bellezza effimera, quella è andata via molti anni addietro, la sua bellezza adesso e ben altra, quella dell’esperienza.
L’esperienza di una vita vissuta all’insegna dell’amore, tra le braccia forti dei vari amanti trepidanti per lei: quell’amore diventato adesso un ricordo che non genera più alcuna passione, ma solo malinconia e forse rimpianto. Questa Elena è una donna del presente, a noi più vicina, quasi un’amica che tra un bicchiere di whisky e una sigaretta si confida ad un soldato o al fantasma di un amante valutando la propria esistenza, eccezionale certo, ma che adesso sta volgendo alla fine. Senza più ritegno offre di se un ritratto assai impietoso non vergognandosi di presentare nella sua vecchia abitazione fatiscente quel degrado e senso di vuoto che ora la circonda, oramai derisa anche da ancelle irriverenti che le fanno dispetti.
Eppure la “vecchia” Elena di Elisabetta Pozzi oltre a regalare memorie, riflessioni, immagini che il tempo non scalfisce offre al suo pubblico il fascino eterno di chi ha acceso i cuori degli eroi, rendendo per questo anche lei un’eroina immortale. Recita con la classe della grande attrice, al colmo della maturità espressiva, dosando parole a gesti, sussurri a declamazioni, ondeggiando ii corpo dentro ii suo lungo abito nero sulle belle note della musica di D’Angelo.
Indirizzo: via Giulia, 20
Orario: dal martedì al sabato ore 21;Domenica ore 17
Prezzi: intero 25,00; ridotto 18,00 Over 65 e Under 26; 10,00 per gruppi
— Posso lasciare il mio spazzolino da te?
Teatro Salone Margherita, 20 febbraio
Il palcoscenico del Teatro Salone Margherita, di solito animato dal varietà, accoglie in prima assoluta a Roma, martedì 20 febbraio, Posso lasciare il mio spazzolino da te? spettacolo della compagnia BluTeatro, scritto e diretto da Massimo Odierna.
Un’originale black comedy, in cui si intrecciano le vicende di un’attrice di ricerca, bipolare ed inaspettatamente gravida, di un candido perdente, di un nichilista con problemi di gestione della rabbia e di una quarta inquietante e perturbante figura.
Vincenzo D’Amato, Luca Mascolo, Alessandro Meringolo, Vera Dragone portano in scena con energia, carisma e divertimento, il ritratto dell’inquietudine di ragazzi quasi adulti, ad un passo dal baratro, pieni di paure, ma anche leggerezza e cinica ironia. Sono “bimbi sperduti” che utilizzano le parole per scardinare una quotidianità mediocre e creare vite possibili, futuri accettabili.
Posso lasciare il mio spazzolino da te?, spettacolo finalista al Premio Scenario 2017, è un’istantanea del malessere e delle incertezze dei giovani di oggi, è la linea di confine che divide le strade di una vita. Un testo che va a scavare nella psicologia e nella mente di ogni personaggio, creando situazioni imprevedibili, ironiche, leggere e allo stesso tempo drammatiche.
Indirizzo: via dei Due Macelli, 75
Orario: ore 21
Prezzi: Intero Poltronissima 35,00 euri; Poltrona 25,00 euro; Fondo Platea 18,00 euro
— Memorie di Adriana
Teatro Quirino, dal 20 al 25 febbraio
In prima nazionale al Festival di Spoleto, Memorie di Adriana è uno spettacolo sul punto di cominciare. Infatti, davanti alla porta chiusa del camerino di Adriana Asti, va in scena invece un altro spettacolo, apparentemente non previsto.
Una figura si affaccia nel buio: “Lei non verrà. Io la conosco. Molto meglio di quanto lei conosca sé stessa…” e sarà lei, questa figura, a raccontare di quell’Adriana che non vuole entrare in scena, che fugge pur restando dov’è, che mostrandosi si nasconde, che dimenticando ricorda, che canta per restare sola.
Un’attrice sul palco deve diventare un personaggio per riuscire a parlare di sé: è un inganno, forse una necessità. Ancora una provocazione, ancora una fuga.
Fantasie, pensieri, racconti prendono vita, mescolandosi al teatro. A raccontare non sono soltanto gli episodi di una lunga carriera, le ansie del palcoscenico, gli incontri con i più grandi registi di teatro e di cinema, i travestimenti e le nudità, la leggerezza e la follia.
A raccontare è il meccanismo stesso di questo spettacolo, la scelta di apparire senza rivelarsi, di guardarsi da fuori quasi con distacco, riversando su quell’altra se stessa ironia e rabbia, irritazione e tenerezza.
Dentro questo meccanismo in cui nessuno gioca solo la sua parte, c’è un direttore del teatro che si vergogna della sua coda leonina, c’è un tecnico che vorrebbe non sentirsi una gallina che in realtà è un pollo, c’è un ammiratore che colleziona ricordi.
E soprattutto c’è lei, e c’è l’altra: una impigliata nelle tavole del palcoscenico, l’altra in camerino, a guardarsi allo specchio e cercare un nuovo trucco. Sempre a sentirsi fuori posto, per poi scoprire che forse l’unico posto è il teatro, perché totalmente illusorio.
Indirizzo: via dei Due Macelli, 75
Orario: da martedì a sabato ore 21; giovedì 22 e domenica 25 febbraio ore 17; mercoledì 21 febbraio ore 19
Prezzi: da 15,00 a 30,00 euro
— La civiltà del lavoro
Teatro Tor di Nona, dal 20 al 25 febbraio
Il lavoro come fatica, il lavoro come schiavitù da far sopportare agli altri, come maledizione di Dio, come benedizione per la salvezza, come indice di bontà e onestà, di corretta cittadinanza, il lavoro come fonte di felicità e d’infelicità, il lavoro come merce per creare profitto.
Cinque attori, o meglio cinque esseri umani, viaggiano a ritroso nel tempo a cercare il senso di questa parola, che oggi viene detta, invocata ed evocata come non mai prima. È un viaggio alla ricerca del concetto di lavoro, del quale non siamo forse molto consapevoli.
Un cammino che parte dalle origini della civiltà, quasi un percorso archeologico, in cui incontriamo tra gli altri Solone e Menenio Agrippa, Paolo di Tarso, Bertrand Russel e Maynard Keynes, oltre a tanti uomini e donne senza nome, che hanno vissuto e lavorato seguendo spesso una direzione incerta.
Finché un personaggio, il Mercante, non interviene a trasformare ciò che era narrazione e rappresentazione in accadimento sul palcoscenico stesso, portando nello spettacolo la stessa logica che ha innervato il progredire di quella che oggi chiamiamo civiltà. La realtà irrompe così nella sua rappresentazione, per renderla se possibile ancora più cruda.
Indirizzo: via degli Acquasparta, 16
Orario: ore 21; domenica ore 17.30
Prezzi: intero 12,00 euro; ridotto 10,00 euro
— Brigantesse
Teatro di Documenti, 20 e 21 febbraio
Quattro donne e un uomo si trovano in una casa, nei pressi di Roscigno Vecchia, paese del Cilento. La loro vita procede tra canti, liti e organizzazione di atti di guerriglia. Ci troviamo nell’ Italia appena unificata e nel deserto lasciato dallo strapotere piemontese, che ha – senza scrupoli – saccheggiato le casse dell’oro del regno di Napoli e rubato tutti i macchinari e le ricchezze possedute dal Regno delle due Sicilie.
L’effetto dell’unificazione ha giocato sulle vite dei cittadini un brutto scherzo, la fame, la povertà e le continue umiliazioni subite dall’esercito sabaudo costringono alcuni gruppi armati ad organizzarsi per la difesa del territorio; questi gruppi vengono così definiti – in modo improprio – Briganti.
Indirizzo: via Nicola Zabaglia, 42
Orario: ore 20.45
Prezzi: da 7,00 a 15,00 euro
Anticipazioni spettacoli teatrali marzo 2018
— La prénom
Teatro Ambra Jovinelli, dal 1 al 11 marzo
Serata conviviale a casa di due professori (liceo lei, università lui) dichiaratamente di sinistra. Tra parenti e amici inizia un gioco di provocazione e di verità che si allarga sino a diventare il ritratto di una generazione: tra piccole meschinità e grandi sentimenti.
Una sera come tante altre tra cinque amici quarantenni. Tutti appartenenti alla media borghesia. Oltre ai padroni di casa, ci sono il fratello di lei che fa l’agente immobiliare e la sua compagna in ritardo a causa di un impegno di lavoro con dei giapponesi, mentre l’amico single (sospettato di essere omosessuale) è trombonista in un’orchestra sinfonica. Quella sera, il fratello comunica alla compagnia che diventerà padre. Felicitazioni, baci e abbracci. Poi le solite domande: sarà maschio o femmina, che nome gli metterete?
Il futuro papà non ha dubbi che sarà maschio; ma lo sconcerto nasce quando egli comunica il nome che hanno deciso di mettere al figlio. Un nome che evoca imbarazzanti memorie storiche. Il dubbio è che si tratti di uno scherzo, ma la discussione degenera ben presto investendo valori e scelte personali. Tra offese reciproche che non mancano di ferire tutti (nessuno escluso), nasce così il ritratto di una generazione allo sbando, dove tutti hanno qualche segreto da nascondere o da rinfacciarsi.
Lo spettacolo, prodotto dallo Stabile di Genova e diretto da Antonio Zavatteri, è interpretato da Alessia Giuliani, Alberto Giusta, Davide Lorino, Aldo Ottobrino e Gisella Szaniszlò.
Una commedia scoppiettante, ricca di colpi di scena e di quell’ironia forte tipica della tradizione francese che sfocia nella risata da vaudeville senza cedere ai ritmi della farsa.
Indirizzo: via Guglielmo Pepe, 45
Orario: ore 21
Prezzi: da 18,00 a 36,00 euro
— Disgraced
Teatro India, dal 6 al 18 marzo
Disgraced è una moderna tragedia greca, ambientata in una Manhattan ricca, colta e liberale, che affronta temi di fortissima attualità quali le potenziali tensioni fra le fedi religiose e la difficile convivenza fra di esse.
Il testo, uno dei più complessi di Ayad Akhtar, autore americano di origini pakistane, vincitore del Pulitzer 2013 per il teatro, è tradotto e diretto da Jacopo Gassmann, il quale ha assegnato i ruoli dei protagonisti ad attori che appartengono realmente alle etnie descritte, aumentando l’effetto realistico della messa in scena.
Amir è un avvocato di successo che vive in modo contraddittorio la sua identità: è nato in America da una famiglia pakistana e la cultura islamica che porta dentro sembra in conflitto con il suo ideale laico del quotidiano. Il dramma di Amir si scatena quasi senza preavviso durante una cena con una coppia di amici, un’afroamericana e il marito ebreo, che tra commenti e domande fanno emergere il suo dissidio interiore. In uno scacchiere politico in perenne mutazione, sempre più soggetto a cicliche eruzioni di rabbia e irrazionalità, tali identità conflittuali dimostrano quanto forte sia il disorientamento e quanto fragile possa essere la natura della tolleranza.
Indirizzo: Lungotevere Vittorio Gassman, 1
Orario: ore 22; domenica e mercoledì 14 marzo ore 19
Prezzi: intero 20,00; ridotto 18,00
— La Merda
Auditorium Parco della Musica, dal 22 al 23 marzo
La Merda si manifesta come uno stream of consciousness dove, in poesia, si scatena la bulimica e rivoltante confidenza pubblica di una “giovane” donna “brutta” che tenta con ostinazione, resistenza e coraggio di aprirsi un varco nella società delle Cosce e delle Libertà.
La Merda ha come spinta propulsiva il disperato tentativo di districarsi da un pantano o fango, ultimi prodotti di quel genocidio culturale di cui scrisse e parlò Pier Paolo Pasolini all’affacciarsi della società dei consumi. Quel totalitarismo, secondo Pasolini, ancor più duro di quello fascista poiché capace di annientarci con dolcezza.
Interpretato da Silvia Gallerano, dopo aver vinto l’oscar del teatro europeo e registrato un enorme successo di pubblico e critica in tutto il mondo con Adelaide, Copenhagen, Roma, Madrid, São Paulo, Milano, Glasgow, Berlino, Vilnius, Edimburgo, Vancouver oltre al mitico West End di Londra, il poetico flusso di coscienza sulla condizione umana – il fenomeno che ha da tempo rotto i confini del teatro e viene accolto quasi fosse un concerto rock – torna a Roma.
Indirizzo: Viale Pietro De Coubertin 30
Orario: ore 21
Prezzi: 20,00 euro
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— Lampedusa
Teatro Eliseo, dal 31 gennaio al 18 febbraio
Anders Lustgarten rivolge la sua attenzione alle migrazioni di massa mettendo a confronto con coraggio la vita di Stefano, un pescatore siciliano che si guadagna da vivere recuperando i corpi dei profughi annegati in mare, con quella di Denise, una donna immigrata italo-marocchina di seconda generazione che riscuote crediti inevasi per una società di prestiti.
La povertà e la disperazione non sono solo lo scenario del racconto: sono causa generatrice del contrasto sociale, del male dei protagonisti, argomento di fuga per entrambi e insieme condizione per il miglioramento del proprio status attraverso lo sciacallaggio della disperazione altrui.
Il testo di Lustgarten è un racconto sulla sopravvivenza della speranza. Dietro il disastro sistemico della politica e delle nazioni, ci sono ancora le persone, la gentilezza individuale, la sorpresa dei singoli. Lampedusa è il suo primo testo rappresentato in Italia.
Indirizzo: via Nazionale 183
Orario: da martedì a sabato ore 2o; domenica ore 17
Prezzi: 20,00 euro
— Il lago dei cigni ovvero Il canto
Teatro Quirino, dal 13 al 18 febbraio
Tra i più apprezzati autori sulla scena contemporanea della danza italiana e reduce dal successo del riallestimento di Giulietta e Romeo, Fabrizio Monteverde firma per la storica compagnia romana la nuova versione di un classico d’eccezione: Il Lago dei Cigni…ovvero Il Canto.
Tra le suggestioni di una favola d’amore crudele e i simboli di un’arte che sovrasta la vita, il coreografo reinventa il più famoso dei balletti di repertorio classico su musica di P. I. Čajkovskij, garantendo quell’originalità coreografica e registica unica che da sempre ne caratterizza le creazioni e il successo.
Capolavoro del balletto, sintesi perfetta di composizione coreografica accademica e notturno romantico, di chiarezza formale e conturbanti simbologie psicoanalitiche, Il lago dei cigni è una favola senza lieto fine in cui i due amanti protagonisti, Siegfried e Odette, pagano con la vita la passione che li lega.
Una di quelle “favole d’amore in cui si crede nella giovinezza” avrebbe detto Anton Čechov, scrivendo nell’atto unico Il canto del cigno (1887) di un attore ormai vecchio e malato che ripercorre in modo struggente i mille ruoli di una lunga carriera. Con dichiarata derivazione intellettuale dal grande scrittore russo, il Lago di Monteverde trova ne Il Canto il proprio naturale compimento drammaturgico e in un percorso struggente di illusioni e memoria porta in scena un gruppo di “anziani” ballerini che, tra le fatiche di una giovinezza svanita e la nevrotica ricerca di finale felice, ripercorrono gli atti di un ulteriore, “inevitabile” Lago.
Indirizzo: via delle Vergini 7
Orario: da martedì a sabato ore 21; domenica ore 17; mercoledì ore 19
Prezzi: da 15,00 a 30,00 euro
— Settimo Cielo
Teatro India, dal 14 al 25 febbraio
Settimo Cielo è il capolavoro del 1979 di una delle più importanti penne del teatro mondiale, Caryl Churchill. Un viaggio tra le politiche del sesso vissuto da un gruppo familiare, prima catapultato nell’Africa coloniale di fine ottocento, poi a Londra alla fine degli anni ’70 – anche se per loro sono passati solo 25 anni.
Mai rappresentato prima in Italia, qui diretto da Giorgina Pi, lo spettacolo ha il sapore di certe ambientazioni di Derek Jarman, l’impeto del movimento delle donne e degli omosessuali di quegli anni in Inghilterra, con Margaret Thatcher che proprio nel 1979 diventa Primo Ministro.
Ha il fervore della ricerca di nuove forme che sostituissero l’immagine stereotipa della coppia e la famiglia, che ne rappresentassero le nuove istanze. L’intera vicenda è permeata da un tema: il desiderio e la necessità della sua aderenza con la vita. I personaggi vivono un tentativo di ridefinizione delle proprie identità, provano a superare i ruoli che gli sono stati assegnati, in un continuo parallelo tra oppressione coloniale e sessuale – ciò che Genet chiama “la mentalità coloniale o femminile della repressione interiorizzata”.
Immerso in una dimensione queer e punk Settimo Cielo deborda tra continenti e secoli, testimonianza di un’idea di vita stessa: essere quello che si vuole essere, non quello che si può. È il divenire post-umano che modifica luoghi e relazioni.
Indirizzo: Lungotevere Vittorio Gassman, 1
Orario: ore 20; domenica ore 19
Prezzi: intero 20,00; ridotto 18,00
—Yukonstyle
Teatro Studio Uno, dal 15 al 25 febbraio
In prima assoluta al Teatro Studio Uno di Roma dal 15 al 25 febbraio 2018 la compagnia BiTquartett in scena con Yukonstyle, spettacolo scritto dalla drammaturga canadese Sarah Berthiaume, tradotto e diretto da Gabriele Paupini con protagonisti Marianna Arbia, Marco Canuto, Benedetta Rustici, Lorenzo Terenzi.
Quattro solitudini si incontrano, si confrontano e si scontrano sullo sfondo di un luogo mitico, ai confini delle terre di ghiaccio dell’Alaska: lo Yukon. In questo spazio immenso e misterioso, s’intrecciano le vite di Yuko, giapponese in esilio, Kate, ragazzina canadese che attraversa lo stato in un road trip senza meta, Garin, meticcio autoctono della zona e Dad’s, suo padre, alcolizzato cronico e appassionato di Neil Young.
Quattro personaggi sradicati, quattro outsider che si ritrovano a condividere uno spazio e un tempo che li spingerà a stringere delle relazioni gli uni con gli altri, a sostenersi per superare le proprie paure e cercare una via d’uscita dall’isolamento in cui si trovano.
Sullo sfondo delle loro vicende lo spazio immenso e misterioso dello Yukon, regione selvaggia a nord del Canada.
Attraverso un linguaggio fresco, contemporaneo ed universale, Yukonstyle ci racconta di un’umanità che si incontra, che supera i propri limiti e le proprie paure offrendo al pubblico la speranza di un cambiamento.
Indirizzo: via Carlo della Rocca, 6
Orario: da giovedì a sabato ore 21; domenica ore 18
Prezzi: 12 euro con tessera associativa gratuita
— Zozòs
Teatro Belli, dal 15 febbraio al 4 marzo
Nel marzo del 2000 ‘Zozòs’ debutta al Gate Theatre di Londra con la regia di Peter Hall. La stampa ne decreta un successo formidabile. Il Daily Mirror scrive: “La commedia più divertente e trasgressiva che abbia mai visto”, mentre “The Guardian” definisce il testo di Manfridi “La più bella commedia che Orton non ha mai scritto”, e Franco Quadri , inviato da ‘La Repubblica’, scrive un reportage entusiasta dell’evento (tutto materiale a disposizione).
Oltre questo, la commedia ha conosciuto molti altri allestimenti all’estero (in Belgio, in Croazia, in Svizzera, in Canada, in Grecia, a Cipro), tra i quali vale la pena ricordare una prestigiosa ripresa dell’edizione inglese avvenuta nel 2002 al Barbican con attori della Royal Shakespeare Company. Malgrado ciò, da oltre vent’anni questo titolo non ha avuto nuove produzioni italiane.
Lo spunto è da commedia borghese. Nel corso dei tre atti, però, il tono cambia ben presto raggiungendo, attraverso progressive mutazioni linguistiche, la parodistica enfasi di una tragedia greca per rivelarsi, nell’insieme, una sorta di pochade nera dall’intreccio irresistibile.
Una piacente signora incontra in una palestra uno spaesato ed efebico giovanotto da cui viene imprevedibilmente turbata. Sotto le finte di una seduzione a ruoli invertiti, la donna induce il ragazzo ad invitarla nel di lui appartamento. Per ovvi motivi. Una volta in casa non c’è da aspettare molto… l’immacolata stanzetta postadolescenziale del giovane si trasforma d’un lampo in una rovente alcova.
Ma ecco che, all’acme della temperie erotica, accade il fattaccio. I due, trascinati da una libidine impetuosa, si trovano nell’impossibilità di disgiungersi l’un dall’altra. L’epilogo sarà pieno di sorprese.
Indirizzo: Piazza di Sant’Apollonia, 11
Orario: ore 21
Prezzi: intero 20,00 euro; ridotto 15,00 euro
— L’imperatore della sconfitta
Teatro Brancaccino, dal 15 al 18 febbraio
Imperatore della sconfitta, o come perdere per risorgere, è l’opera scritta nel 1994 e dedicata all’attore Marc Moon Van Overmeir da Jan Fabre, uno degli artisti più estremi e visionari del nostro tempo. Nell’adattamento italiano, interpretato dalla straordinaria Elena Arvigo che ne è anche regista, e da Caterina Gramaglia, si sono sostituiti brani di repertorio di Marc Moon e le filastrocche popolari fiamminghe con brani della nostra tradizione che possano evocare la stessa famigliarità. Il testo è continua evocazione del titolo.
Per Fabre la sconfitta intesa come perdita (The Emperor of Loss) porta già in se’ la possibilità della rinascita e innesca la re-azione che permette di proseguire. Come in un gioco di specchi, un unico personaggio che si sdoppia in due voci per potenziare l’ambivalenza spesso ossimorica delle questioni, in una ripetizione continua.
Sbaglio dunque posso continuare. Come in una poesia ermetica, il monologo di Fabre semina tracce di un discorso impossibile che raggiunge e mette a nudo l’essenza di ogni essere umano. Una riflessione straordinariamente originale sulla fragilità delle nostre identità e sul valore creativo del fallimento.
Uno spettacolo catartico, una meditazione filosofica. L’Imperatora delle sconfitta si interroga sull’identità dell’artista, un rincorrersi di riflessioni, sull’essere umano e in particolare sul un tema della “perdita” che è l’alveolo del riscatto e prevede in sé i parametri di un’azione rivoluzionaria. La scalata di ogni uomo è verso il cielo per cercare un posto dove riporre il cuore.
Indirizzo: via Mecenate, 2
Orario: dal giovedì al sabato ore 20; domenica ore 18.45
Prezzi: 14,00 euro
— Il Gabbiano
Teatro Vascello, dal 1 al 18 febbraio
Lo sguardo ironico di Anton Checov, grande autore russo, sulla borghesia in villeggiatura sulle rive di un lago: i drammi e le tragedie accadono fuori scena.
Pur rappresentando uno spaccato sociale della borghesia russa di fine ‘800, Il Gabbiano, è un’opera di grande attualità, sia per l’intreccio tra natura, sentimenti umani e complessità dell’arte, sia per il conflitto generazionale tra i personaggi. La protagonista Irina Arkadina è un’attrice famosa, il suo amante Trigorin, un noto scrittore.
Anche il figlio di Irina, Kostantin, aspira a diventare scrittore e Nina, la ragazza da lui amata (e che si innamorerà di Trigorin), sogna di fare l’attrice. Entrambi realizzeranno i loro sogni, ma pagandoli con l’infelicità.
Insoddisfatti sono anche i “vecchi”, cinicamente indifferenti ai problemi dei giovani, ma in realtà dominati dalla stessa voglia di vivere e di amare.
La compagnia La Fabbrica dell’Attore, fondata da Giancarlo Nanni e Manuela Kustermann, per il suo 50° anno di attività, vuole ricordare la figura storica e incontrovertibile del suo fondatore, nonché regista di innumerevoli successi che hanno segnato la storia del teatro contemporaneo, definendo lo stesso, come “teatro immagine”.
Indirizzo: Via Giacinto Carini, 78
Orario: da martedì a sabato ore 21; domenica ore 18
Prezzi: Intero 20,00; Ridotto over 65 15,00 e studenti 12,00
— Sei personaggi in cerca d’autore
Teatro Argentina, dal 6 al 18 febbraio
Dal 6 al 18 febbraio al Teatro Argentina prendono vita i “personaggi/prigionieri” delle ossessioni di un capocomico, con la messinscena della loro vicenda reale fatta di conflitti esasperati, il pirandelliano Sei Personaggi In Cerca D’autore diretto da Luca De Fusco, con protagonista Eros Pagni, per una rilettura in equilibrio tra cinema e teatro.
Un duplice spettacolo, teatrale e cinematografico, in cui le figure reali e visibili ad occhio nudo sono riprese da telecamere e proiettate sulla scenografia come giganti onirici. L’intuizione si adatta in modo speciale all’opera di Luigi Pirandello, massima riflessione sulla natura stessa del teatro nella drammaturgia del Novecento. Infatti, i personaggi sembrano provenire dal mondo del grande schermo e chiedere di far sfociare il cinema nel teatro.
La scenografia è basata su un grande muro sistemato sul fondo della scena. Questo muro è in realtà anche un grande schermo cinematografico. All’inizio i sei personaggi, invece di provenire dalla sala come sempre, escono dallo schermo come i protagonisti di “Broadway Danny rose” di Woody Allen.
Essi infatti provengono dal cinema. Dunque, una rilettura del capolavoro pirandelliano che si rivela essere soprattutto un’indagine sui due linguaggi, per l’appunto quello teatrale e quello cinematografico, il cui confronto si affacciava prepotentemente alla ribalta negli anni della stesura del testo. In quel periodo Pirandello descriveva la natura del linguaggio filmico come linguaggio visionario, tanto che i “Sei personaggi” saranno presentati non come fantasmi, ma come vere e proprie visioni. Il tutto tra luci chiaroscurali e costumi anni ’30 e anni ’60.
Indirizzo: Largo di Torre Argentina, 52
Orario: prima ore 21; martedì e venerdì ore 21; mercoledì e sabato ore 19; giovedì e domenica ore 17; lunedì riposo
Prezzi: Intero: da 13,00 a 44,00 euro
— Sorella con Fratello
Teatro Argot Studio, dal 6 al 18 febbraio
Una donna trentenne è rinchiusa in un istituto correzionale nel quale, giunta quasi al termine dei dieci anni da scontare, può usufruire di uno spazio dove sfogare la propria passione per il canto durante le visite quotidiane del fratello. Tra canzoni e ricordi si disvela progressivamente l’entità di una tragedia.
Ultimo testo di Alberto Bassetti che chiude una ideale “trilogia della famiglia” (composta da Le due sorelle e I due fratelli, premio Vallecorsi 2013) , Sorella con fratello è un testo dall’atmosfera ambigua, costruito come un thriller, che affronta il tema della violenza all’interno della famiglia unendo la tragedia di fondo della storia ai toni spesso sarcastici di una commedia nera, cinica.
Una storia privata di espiazione e redenzione, una storia borghese in cui la famiglia, da luogo di costruzione della realtà diventa luogo cortocircuitato di oppressione, violenza e deprivazione dell’identità. Qui la figura limite dell’incesto, da archetipo tragico sembra quasi diventare metafora bruciante del destino dell’Italia.
Indirizzo: via Natale del Grande, 27
Orario: dal martedì al sabato ore 20.30, domenica ore 17.30
Prezzi: intero 12 euro; ridotto 10 euro; studenti 8 euro; tessera associativa 5 euro
— Il Cortile
Off/Off Theatre, dal 6 al 18 febbraio
Spettacolo di grande verità e allo stesso tempo del tutto surreale, Il Cortile (premio Ubu 2004 – miglior testo italiano) per la regia di Valerio Binasco, con Francesco Sframeli, Spiro Scimone e Gianluca Cesale, torna a Roma dieci anni dopo dal suo debutto romano. Debutto martedì 6 febbraio all’Off/Off Theatre di Via Giulia a Roma, in scena fino al 18 febbraio.
I protagonisti vivono fra vecchie motociclette e spazzatura in una discarica degna di qualche desolante suburbio della più povera delle metropoli.
Sono tormentati dalla decadenza fisica e affetti da una sorta di malinconia per i tempi migliori. Viene evocata una quotidianità grottesca ma, a ben vedere, non dissimile dalla realtà, dal degrado e dall’angoscia che ci circondano.
Peppe, Tano e Uno non hanno più la cognizione del tempo, ma ancora tanta voglia di vivere. Sono solo tre uomini-bambini con i loro piccoli gesti, con il bisogno d’ascoltarsi, con il gusto del gioco. Disperati all’apparenza, nel loro cortile nessuno può togliergli il piacere di giocare. Non sappiamo da dove vengono, né quale rapporto li leghi.
Lo spettacolo alterna crudele astrazione e poetico realismo, innesta le domande più aspre del presente nelle piccole ossessioni della quotidianità, con un ritmo comico e una precisione che non lasciano scampo. Il tragico ha anche effetti esilaranti: si ride molto, ma senza mai smettere di pensare.
Indirizzo: via Giulia 20
Orario: dal martedì al sabato ore 21; domenica ore 17
Prezzi: intero 25,00 ; ridotto 18,00 Over 65 e Under 26; 10,00 per gruppi
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— Intrigo e Amore
Teatro Quirino, dal 6 al 11 febbraio
Siamo nel Settecento, nella Germania preromantica dello Sturm und Drang. Il nobile Ferdinand, figlio del potente ministro Von Walter, s’innamora ricambiato della borghese Luise Millerin, figlia di un umile violoncellista.
Il padre del giovane cerca in ogni modo di ostacolare l’unione e di convincere Ferdinand a sposare la favorita del principe, anche per ottenere una promozione. Il sentimento sincero e profondo del figlio però, non lo fa desistere dal desiderio di sposare Luise.
Il ministro dunque, escogita un bieco intrigo, messo in atto con la complicità del suo segretario Wurm (in italiano significa “verme”) che condurrà la vicenda verso un epilogo drammatico.
Scritta nel 1783 quando Schiller aveva solo 24 anni, Kabale und Liebe” è la storia di un legame profondo e impossibile, di una passione indomabile, di intrighi e gelosie, di unioni e duelli, di verità e menzogne, di corruzione e libertà: c’è tutto questo nel dramma di Schiller, il cui nucleo è il conflitto tra il potere tirannico e il diritto alla felicità dell’essere umano, oggettivato nell’incontro-scontro fra due classi, la nobiltà ricca e la piccola borghesia povera.
Lo spettacolo è diretto da Marco Sciaccaluga ed è una produzione dello Stabile di Genova.
Indirizzo: via delle Vergini 7
Orario: da martedì a sabato ore 21; domenica ore 17; giovedì 8 febbraio ore 17
Prezzi: da 15,00 a 30,00 euro
— La Foto del Carabiniere
Teatro Belli, dal 8 al 10 febbraio
Il 23 settembre del 1943 davanti al mare di Palidoro un vicebrigadiere dei carabinieri, il ventitreenne Salvo D’Acquisto, fu ucciso dalle SS.
Il giorno prima durante un’ispezione era esplosa fortuitamente una cassa di munizioni, uccidendo due soldati tedeschi.
Era stato un incidente, ma per i tedeschi – che dopo l’8 settembre erano passati dall’essere truppe alleate a truppe d’occupazione nemiche – quell’episodio era da considerarsi un attentato e come tale vendicato con una rappresaglia.
La mattina del 23 settembre vennero quindi rastrellati ventidue uomini innocenti per essere fucilati, ma l’intervento di Salvo D’acquisto – che si autoaccusò del fatto – salvò loro la vita.
Lo spettacolo racconta questa vicenda attraverso i ricordi circostanziati di chi ne fu protagonista, il padre dell’autore e interprete: Tarquinio Boccaccini, che quella mattina del ‘43 era tra i ventidue uomini salvati dal sacrificio dell’eroico carabiniere.
Un racconto della memoria che parte dall’estate del 1960 – allorché l’allora bambino Claudio Boccaccini scopre che il papà Tarquinio conservava gelosamente, e ai suoi occhi misteriosamente, la foto di un giovane carabiniere dentro la propria patente di guida – per andare a ritroso fino ai tragici fatti del 1943 .
“La foto del carabiniere” si propone come occasione – soprattutto per le giovani generazioni – di riflettere e confrontarsi, oltre che con il gesto di un grande uomo figlio del nostro paese, anche con i valori che dovrebbero essere fondanti per ogni comunità e ogni essere umano, quali l’altruismo e la solidarietà, la gratitudine e la conoscenza della propria storia e delle proprie radici.
Indirizzo: Piazza di Sant’Apollonia, 11
Orario: ore 21
Prezzi: intero 20,00 euro; ridotto 15,00 euro
— Le Ceneri di Taranto
Teatro India, dal 8 al 11 febbraio
Un casuale ritorno a Taranto e una visita alla tomba di famiglia, è l’incipit da cui si snoda Pouilles – Le Ceneri di Taranto, un percorso dove le storie private si intrecciano con la storia d’Italia, dagli anni della sua nascita all’attuale rivoluzione post-industriale.
Tutto ha origine il 24 ottobre 1917, data della disfatta di Caporetto, e da una foto ritraente una festa di famiglia avvenuta proprio quel giorno. Uno alla volta i personaggi che appaiono nella fotografia prendono vita e si raccontano, componendo il quadro di una borghesia di provincia che vive con passione e impegno la costruzione sociale e culturale della Nazione. Fino all’incontro dell’autore con lo sconosciuto giovane padre, che ribalta la prospettiva, coniugando il passato al futuro.
Amedeo Fago compone uno spettacolo innovativo sia dal punto di vista drammaturgico che da quello registico, in una dialettica feconda tra immagini reali e immagini virtuali.
Si fondono sulla scena cinema e teatro, tempo reale e tempo narrativo, passato, presente e futuro, suscitando forti emozioni, per dar vita a un’autobiografia poetica, un’affascinante seduta pubblica di auto psicanalisi che smuove le ceneri del passato proiettandole verso il futuro
Indirizzo: Lungotevere Vittorio Gassman, 1
Orario: ore 21; domenica ore 18
Prezzi: intero 20,00; ridotto 18,00